Si scrive Europa League, si legge mini Champions League

Terminata la fase a gironi, è tempo di tracciare un primo bilancio sull’ Europa League 2017/18 che ha visto i ritorni dell’ Arsenal dopo vent’anni e del Milan, partito addirittura dal terzo turno di qualificazione a fine Luglio. Le dodici squadre che hanno vinto la group stage [Villarreal, Dinamo di Kiev, Braga, Milan, Atalanta, Lokomotiv Mosca, Viktoria Plzen, Arsenal, Red Bull Salisburgo, Athletic Bilbao, Lazio, Zenit], le dodici arrivate alle loro spalle [Astana, Partizan Belgrado, Ludogorets, AEK Atene, Lione, Copenaghen, Steaua Bucarest, Stella Rossa, OM, Ostersund, Nizza, Real Sociedad] e le retrocesse dalla Champions League [CSKA Mosca, Spartak Mosca, Borussia Dortmund, Atletico Madrid, Napoli, Celtic, Red Bull Lipsia, Sporting LB] conosceranno il proprio futuro lunedì prossimo a Nyon. L’ urna disignerà il tabellone dei sedicesimi di finale, facendo entrare nel vivo una competizione che turno dopo turno acquista sempre più interesse agli occhi dei tifosi ed appeal per le squadre che ne fanno parte. Non tanti però sembrano i club in grado di reggere i ritmi fino alla finale di Lione ed alzare poi al cielo il trofeo.

LE FAVORITE

Atletico Madrid: l’ equipo del “Cholo” Simeone, reduce dall’ eliminazione ai gironi di Champions per mano di Chelsea, Roma e Qarabag, potrebbe puntare forte sulla sorella della Coppa dei Campioni per dare un senso ad una stagione che vede i colchoneros già lontani dalle primissime posizioni in campionato. Gli arrivi in gennaio di Vitolo e Diego Costa potrebbero dare una scossa all’ ambiente e trascinare la squadra, abituata a gareggiare a certi livelli viste le due finali disputate negli ultimi tre anni, verso la vittoria finale.

Arsenal: vincere l’ Europa League rappresenterebbe per l’ Arsenal un cambio di trend rispetto alle recenti delusioni europee. Squadre come l’ Atletico Madrid, il Chelsea ed il Manchester United hanno tratto giovamento dalla vittoria di questa competizione, gettando le fondamenta per future fortune. Nella fase a gironi l’ imperativo è stato dare una chance ai giovani e a chi ha giocato meno, ma nella knockout stage sarà importante coinvolgere quanti più titolari possibili, dando maggiore considerazione agli impegni del giovedì.

Zenit San Pietroburgo: Roberto Mancini ha dato un’ impronta ad una squadra da sempre in cerca del giusto mix tra il talento estero ed i giocatori di casa. L’ arrivo del clan argentino nell’ ex Leningrado ha dato quel tocco di genio e follia ad una
squadra già con una ottima base su cui lavorare. Emiliano Rigoni, autore di sei reti ed un assist, ha le carte in regole per trascinare i compagni fino alla finale e, con un pizzico di fortuna, anche a rivincere l’ ambito trofeo che nel 2008 ha aperto l’era del colosso petrolifero Gazprom alla guida dei biancazzurri.

LE (APPARENTI) DISINTERESSATE

Napoli: l’ eliminazione dalla Champions League ha aperto una crepa nel progetto azzurro e nella gestione della rosa da parte di Sarri. All’ allenatore toscano viene imputato di non saper sfruttare al meglio il parco giocatori e quindi affidarsi
sempre ai soliti tredici / quattordici giocatori. Questo in EL non sarà possibile. Le partite del giovedì potrebbero forzare Sarri – che chiaramente non si fida di molti dei giocatori che tutti i giorni ha modo di osservare durante gli allenamenti a Castelvolturno – a cambiare i propri piani e aumentare il minutaggio di chi fino ad oggi ha visto poco il campo. Basterà questo per andare lontano?

Borussia Dortmund: è un pò di tempo che il vascello giallonero si lascia trascinare dalle onde. Fino ad oggi l’ esperienza di Peter Bosz – che si è guadagnato la chiamata dal duo Watzke-Zorc proprio per il cammino europeo dell’ Ajax – alla guida del Borussia Dortmund è stata fallimentare. Cambierà o no la guida tecnica, le partite infrasettimanali potrebbero rappresentare quasi una
scocciatura per un gruppo che ha disperato bisogno di tornare a lavorare in tranquillità e rialzare la testa in Bundesliga.

LE PIACEVOLI SORPRESE

Atalanta: la favola dei ragazzi di Gasperini ha incantato tutta Europa. In estate nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato sulla qualificazione della Dea ai sedicesimi di EL, figuriamoci come testa di serie. Nonostante le partite in casa siano state giocate lontane dal nido qual è l’ Atleti Azzurri d’ Italia, la compagine bergamasca è stata accompagnata in giro per l’ Europa da una tifoseria calorosa, appassionata e resa orgogliosa dalle gesta dei giocatori che hanno scritto pagine di storia con la doppia vittoria contro l’ Everton [3-0 in Italia e 5-1 a Goodison Park] e l’ 1-1 al Parco Olimpico di Lione.

Red Bull Salisburgo: a Salisburgo le cose si fanno per bene. Le promozioni dalla selezioni giovanile vincitrice della Uefa Youth League dell’ allenatore Marco Rose e di tanti giocatori hanno fatto bene alla compagine austriaca controllata dal colosso dell’ energy drink. Zero sconfitte, una sola rete subita, un piacevole gioco espresso e tanti giocatori lanciati che sicuramente entreranno a far parte del firmamento europeo.

Olympique Lione: le cessioni di Lacazette, Tolisso, Gonalons, Mammana e Valbuena non hanno minimamente scalfito l’ integrità del club del presidente

Aulas. Bruno Genesio, insieme al suo staff, è ripartito con ancora più entusiasmo nonostante un gruppo ancora più giovane rispetto al precedente. Solo una straordinaria Atalanta ha impedito ai Gones di vincere il girone e dare il giusto merito a Fekir, Aouar, Ndombèlé e Depay per lo spettacolo offerto.

LE DELUSIONI

Everton: i Toffees rappresentano la più grande delusione dell’ Europa League. Partiti per vincerla secondo i bookmakers, gli uomini di Koeman prima ed Unsworth poi si son ritrovati fuori dai giochi prima di rendersi conto di quanto fosse grande il fallimento compiuto. Le ignominiose sconfitte tra le mura amiche contro Atalanta e Lione, condite da disordini sugli spalti, hanno segnato il punto più basso della storia recente della metà blue di Liverpool.

Hoffenheim: grandi aspettative, però disattese, hanno accompagnato anche la campagna europea dell’ Hoffenheim di Nagelsmann. Per molti questa EL avrebbe dovuto rappresentare il definitivo trampolino di lancio per l’allenatore che ambisce ad allenare top europee come Bayern Monaco, Borussia Dortmund ed Arsenal. La difesa, punto di forza l’anno scorso in Bundesliga, ha scricchiolato più di una volta, finendo col concedere dieci reti.

Scritto da: Massimiliano Iollo

Foto: PA