Analisi Tattica: Juventus-Lazio 2-3

La Lazio ha vinto meritatamente la Supercoppa Italiana, palesandosi superiore dal punto di vista
sia tattico che fisico e delineando i limiti del gioco della Juventus.

La Lazio arriva alla sfida dopo una preparazione molto intensa cominciata l’8 luglio, 7 giorni prima dell’inizio
dela preparazione juventina. A Roma c’è un clima positivo, l’ambiente biancoceleste è molto fiducioso in
vista della finale (l’ottimismo sarà eventualmente ripagato da una grande partita della Lazio ed un trofeo in
più da portare a Formello e festeggiare con i tifosi).

Lazio e Juventus si incontrarono già un paio di mesi prima, nella gara di Coppa Italia finita 2 a 0 in favore dei
bianconeri e beffardamente i gol arrivarono dagli ormai ex giocatori della Juventus, Dani Alves e Bonucci.
In quella partita si notò una netta supremazia tecnica e tattica della Juventus che portò ad un controllo
totale dei 90 minuti. La finale di Supercoppa è stata invece l’opposto.

L’undici della Lazio non è troppo dissimile dalla formazione con cui affrontarono la Juve il 17 maggio: l’unica
assenza è Lucas Biglia, sostituito da Lucas Leiva e Keita Baldé, non convocato per “mancanza di voglia e
motivazione” (parole di Inzaghi). Inzaghi schiera un 3-4- 2-1, con la difesa formata da Radu, De Vrij e
Wallace, il centrocampo (partendo da sinistra) composto da Lulic, Lucas Leiva, Parolo e Basta con
Milinkovic-Savic, autore di una prestazione superba, e Luis Alberto a supporto dell’unica punta Immobile.
Massimiliano Allegri invece, mette in campo un 11 orfano dei nuovi acquisti e formato dai giocatori che
hanno vinto lo Scudetto la scorsa stagione: 4-2- 3-1 formato da Alex Sandro, Chiellini, Benatia, Barzagli in
posizione di terzino destro, Pjanic e Khedira a formare la mediana a 2 ed i “3” d’attacco Mandzukic, Dybala
e Cuadrado dietro la punta Higuain.

La Juventus parte forte, con un inizio aggressivo e a ritmi alti, nascondendo le difficoltà incontrate
successivamente durante il resto della partita e creando qualche occasione da gol, in particolare un lancio
lungo di Chiellini per Alex Sandro che attaccando la profondità effettua un cross preciso per Cuadrado che
viene negato il gol dell’1-0 grazie ad una grande parata di Strakosha. In fase di possesso è schierata con un
4-2- 3-1, Alex Sandro e Barzagli schierati sulla linea dei centrocampisti, e si cominciano ad intravedere le
prime difficoltà in costruzione, pur se in numero minore rispetto al resto della partita. In fase di costruzione
viene effettuata la Salida Lalvopiana con relativo successo, disorientando il piano iniziale di Inzaghi, nel
quale le due mezze punte avrebbero dovuto marcare a uomo i mediani della Juventus: Pjanic si abbassa tra
i due centrali (Chiellini e Benatia) per sopperire alle necessità di un giocatore capace di passare
verticalmente con precisione. L’abbassamento di Pjanic tra i centrali mette così in difficoltà Luis Alberto,
che non segue i movimenti del bosniaco, libero di passare verticalmente e trovando con relativa facilità
Khedira tra le linee. La costruzione si rivela però molto statica a causa del cambio di approccio della Lazio
che decide di coprire le linee orizzontali, rendendo più rischiosi i passaggi verticali della Juventus.

La Salida Lalvopiana della Juve e l’organizzazione in fase di non possesso.
L’incapacità di entrare dentro il campo e ricevere con efficacia di Cuadrado, in parte anche merito
dell’eccellente schema di marcature a uomo della Lazio, si è rivelata un’arma in meno per la Juventus ed un’arma in più per la Lazio, che ha potuto recuperare palla in posizioni del campo avanzate e ripartire in
transizione positiva (l’azione del rigore e successivamente 1-0 della Lazio nasce appunto da una palla persa
del colombiano).

Un’altra nota negativa della costruzione della Juventus è stato il posizionamento troppo avanzato degli
esterni di sinistra che non si abbassavano a ricevere, forse abituati ai lanci lunghi di Bonucci, con Alex
Sandro in posizione di ala e Mandzukic spesso posizionato da centravanti aggiunto al fianco di Higuain. Tale
organizzazione superficiale in fase di possesso causava scompensi in costruzione, portando ad una
circolazione della palla statica a U, ed in fase di non possesso, creando un buco a sinistra, e quindi
inferiorità posizionale sulla fascia sinistra in transizione negativa.

Il possesso a U della Juventus

Per superare la linea di centrocampo della Lazio, come detto precedentemente, Cuadrado si abbassava in
posizione di mezz’ala destra, con però poca efficacia dato che la mancanza di un terzino puro di spinta non
dava l’opportunità di effettuare un passaggio sulla corsa in profondità.
In fase di non possesso la Juventus si schiera con l’abituale 4-4- 2, con Mandzukic e Cuadrado a formare la
linea a 4 di centrocampo. Sulla costruzione bassa della Lazio nei primi minuti viene effettuato un pressing
orientato sull’uomo con i due attaccanti (Higuain e Dybala), mentre l’esterno in zona palla si alza sul
centrale di riferimento.

Il pressing orientato sull’uomo della Juventus

Con il passare dei minuti però Higuain e Dybala si limitano a disturbare la manovra, negando le ricezioni
basse di Lucas Leiva.

I demeriti della Juventus in fase di possesso vanno però attribuiti ai meriti della Lazio in fase di non
possesso. In fase di non possesso la Lazio forma un 3-4- 3, con Milinkovic-Savic e Luis Alberto che avanzano
sulla linea d’attacco di Immobile. Inzaghi ha studiato alla perfezione la Juventus ed ha saputo limitare la
sua efficacia con marcature aggressive a uomo, funzionali al recupero alto del pallone e grazie a prestazioni
difensive dei singoli notevoli (in particolare Milinkovic-Savic e De Vrij) la squadra biancoceleste ha vinto un
trofeo tanto voluto dai tifosi laziali, il quarto della sua storia.

La Lazio cerca di sfruttare principalmente le transizioni, un piano tattico adatto alle caratteristiche degli
attaccanti biancocelesti attraverso il recupero alto del pallone e lanci lunghi per Milinkovic-Savic, giocatore
dominante nei duelli aerei.

La svolta della Juventus arriva con l’ingresso di Douglas Costa al posto di Cuadrado. I movimenti del
brasiliano nell’half space di destra e ad entrare dentro il campo associandosi a Higuain e Dybala hanno
aggiunto una dimensione che mancava alla squadra di Allegri nell’ultimo terzo di campo. Con l’ingresso
successivo di Bernardeschi la Juventus riusce a consolidare il possesso per lunghi tratti della partita
(complice anche il calo fisico della Lazio) aumentando il numero di giocatori associativi e capaci di giocare
tra le linee disorganizzando la struttura avversaria.

La Juve riesce a pareggiare, grazie ad una magia su calcio di punizione di Dybala e a un calcio di rigore
trasformato al 90’sempre dall’argentino a coronare una prestazione ottima.

La Lazio vince la gara al 93’ su un errore di gestione della partita da parte della squadra di Allegri, a
dimostrazioni che ci sono molto aspetti su cui lavorare e migliorare.

E adesso?

Negli ultimi anni la Juventus si è sempre distinta dagli altri top club per le vittorie nonostante si vendessero
pezzi importanti del puzzle nel mercato estivo. Quest’anno, va presa una decisione: cambiare modulo e
principi di gioco magari passando ad un 4-3- 3 o semplicemente cambiare interpreti all’interno dello schema
tattico attuale?

Secondo me, sarà determinante nella scelta anche il tipo di centrocampista acquistato, bisogna passare ad
un centrocampo a 3 difendendo in possesso o con il pressing, alzando il baricentro e giocando un calcio più
diretto sfruttando le caratteristiche degli esterni nell’occupazione degli half-space e le qualità nell’1v1.

La partenza di Alves e Bonucci ha segnato la fine del 4-2- 3-1, dato che la risalita del campo non è più
efficace come prima ed il lavoro difensivo di Khedira, Pjanic e Mandzukic sarebbe insostenibile per la
seconda stagione di fila.

Come ha insegnato Allegri nelle ultime due stagioni, i cambiamenti richiedono tempo ma portano risultati,
quindi adesso bisogna aspettare e osservare.

Foto: AFP