Rolando Mandragora: lo scugnizzo dai piedi d’oro

Guardando giocare Rolando Mandragora si ha la sensazione di trovarsi davanti l’ennesimo prodotto made in Italy pronto a seguire le orme di Andrea Pirlo e Marco Verratti.

Quella dell’ attuale giovanissimo centrocampista della Juventus è la storia di tanti ragazzi di strada a Napoli, sempre in bilico tra il sogno di una vita migliore e le grinfie di chi i sogni li ammazza.

La fortuna di Rolando è stata avere al suo fianco papà Giustino, uomo semplice ed onesto che ha dedicato, e dedica tutt’ora, la sua vita professionale ai ragazzi partenopei che sognano di calcare un vero campo da calcio e non solo quello in asfalto o in terra battura. [attualmente Giustino Mandragora è uno degli allenatori di base della scuola calcio Fabio & Paolo Cannavaro].

E’ stata dunque la famiglia a spingere il ragazzo a seguire la sua passione. Mandragora da piccolissimo ha frequentato l’ elite delle scuole calcio campane – la Mariano Keller – prima di salutare tutti e trasferirsi al Genoa, squadra che ha sempre investito sul talento in erba.

In Liguria trova come mentori Marcello Donatelli (allenatore dei Giovanissimi) e Fabio Liverani, che in Rolando sia tatticamente che tecnicamente rivedeva se stesso da giovane. Deve appunto a loro la sua maturazione tecnica e mentale. I due hanno fatto si che il ragazzino di Scampia abbia iniziato a vedere il campo da una prospettiva differente, piazzandolo come mediano davanti alla difesa o come mezz’ala con licenza di uccidere.

Proprio mister Liverani, chiamato da Preziosi a dirigere la prima squadra dopo l’addio di Ballardini, lo chiamò ad allenarsi con i giocatori della prima squadra a soli 16 anni, lasciandolo in eredità a Gian Piero Gasperini dopo il suo esonero.

E’ con il tecnico di Grugliasco, storicamente innamorato del talento giovanile, che debuttò in Serie A, in una sfida non proprio leggera. Il 29 Ottobre 2014 lo young kid Rolando risultò nell’ XI titolare del Grifone, impegnato quel giorno contro i campioni d’ Italia della Juventus.

Il giorno dopo, sulla Gazzetta dello Sport, accanto al suo nome figurò un bel 7 in pagella. Perfetto sia in fase di marcatura che di proposizione, Mandragora non soffrì la pressione del debutto, mostrando a tutti quelli che da piccolo lo avevano scartato che si erano ampiamente sbagliati sul suo conto.

A fine anno, dopo aver collezionato altre quattro presenze in A e la convocazione con la U21, in accordo con la società preferì trasferirsi in prestito al Pescara di Massimo Oddo per aumentare il suo game-timing.

Mai scelta fu più azzeccato. In riva all’ Adriatico impiegò poco tempo a conquistarsi il posto da titolare e attirare l’ interessamento della Juventus, furba a battere sul tempo la concorrenza, acquistarlo e lasciarlo altri sei mesi nelle mani dell’ ex terzino del Milan.

Il sogno del tour estivo con i bianconeri naufragò però il 30 Aprile a Chiavari contro l’ Entella. Uscito in barella, Mandragora riporterò la frattura al quinto metatarso, rimanendo ai box inizialmente per quattro mesi e poi per altri quattro a causa della riacutizzazione del problema.

Rientrato in gruppo ad inizio 2017, dopo qualche apparizione con la Primavera, Rolando ha fatto il suo debutto con la maglia della Juve a fine Aprile 2017, subentrando a Marchisio nel 4-0 rifilato dalla squadra di Allegri proprio a chi aveva creduto in lui da piccolo, il Genoa.

Questa Estate è stato – da capitano – uno dei protagonisti della spedizione azzurra U20 ai Mondiali di Corea.

 

PUNTI DI FORZA

Come già detto in precedenza, Rolando Mandragora ha iniziato la sua carriera calcistica da mediano d’ interdizione davanti alla difesa, ma nel corso degli anni ha affinato la sua tecnica e migliorato la visione di gioco. Oltre al tackle e l’ uso del corpo per la protezione della palla, il giovane capitano azzurro predilige il cambio di gioco al passaggio corto ed il tiro dalla lunga distanza all’ assist.

Da piccolo ha ammesso di aver passato parecchio tempo davanti ai video delle giocate degli idoli Steven Gerrard e Frank Lampard, ma è stata la primissima esperienza al Genoa – guardando con attenzione movimenti ed atteggiamenti di Thiago Motta – a formarlo completamente nel ruolo di pivòte.

«Io il nuovo Thiago Motta? Magari: lui ha fatto grandi cose al Genoa e per me è stato un punto di riferimento, come lo è stato ora Bertolacci. »

Se dovessi paragonarlo ad un giocatore dei giorni nostri, Mandragora ricorda molto il mediano svizzero Granit Xhaka. Condivide con il giocatore dell’ Arsenal non solo il ruolo, ma anche il piede preferito, la forte personalità, l’essere diventato capitano nonostante la giovane età, l’ amore per il tiro dalla distanza ed il difetto di collezionare un po’ troppi gialli.

PUNTI DEBOLI

Trovare un punto debole ad un talento cristallino come Mandragora è difficile. Probabilmente la sua inclinazione al fallo, con conseguente giallo, potrebbe rappresentare un limite nel suo gioco e nella continuità di cui è alla ricerca. Durante la sua esperienza in Serie B al Pescara ben undici sono stati i cartellini che gli arbitri gli hanno sventolato sotto il naso. Nell’ ultimo Mondiale U20 è finito per tre volte sul taccuino della classe arbitrale. I primi due cartellini, arrivati contro Uruguay e Francia, non gli hanno permesso di prendere parte al Quarto di Finale vinto dai ragazzi di Evani contro lo Zambia.

Altra “weakness” è la mancanza di reti segnate. Pur giocando in un ruolo non proprio facile per arrivare alla conclusione, Mandragora non ha ancora assaporato la gioia della la rete tra i professionisti.

IL FUTURO

Purtroppo con l’arrivo di Bentancur come alternativa ai titolari Pjanic e Khedira, poco sarà lo spazio che Max Allegri potrà garantire a Rolando Mandragora durante la prossima stagione. Sul ragazzo perciò sono piombate parecchie società di A che vorrebbero assicurarselo. Un primo tentativo è stato fatto dalla Sampdoria durante le contrattazioni che hanno portato Patrick Schick in bianconero, ma le destinazioni più probabili sono il Cagliari di Massimo Rastelli, il ritorno al Genoa, oppure il ricongiungimento a Bergamo con Giampiero Gasperini. La formula del trasferimento sarà sicuramente quella del prestito poiché Rolando Mandragora, come dichiarato dall’ AD Beppe Marotta, sarà il futuro della Juventus.

Scritto da: Massimiliano Iollo

Foto: Matthew Lewis/Getty Images