Ultima fermata Tirana

Storicamente la nazionale italiana non ha mai entusiasmato o strappato applausi. L’ immaginario dell’ Italia è infatti legato al catenaccio, al contropiede e alla forza d’animo che nel corso dei decenni ha permesso di vincere quattro Mondiali.
L’ex CT Antonio Conte, pur non vincendo nessun trofeo o giocando nessuna finale, ha guadagnato il rispetto di giocatori e tifosi proprio perché ha avuto l’ intelligenza – frutto dell’ esperienza da giocatore ed allenatore ad alti livelli – e l’ umiltà di fare necessità virtù e badare al sodo.

Gian Piero Ventura invece, dal primo giorno a Coverciano, è sembrato essere esattamente l’opposto dell’ attuale allenatore del Chelsea. Sin dagli albori della sua carriera ha sempre preferito giocare bene più che vincere, attaccare più che difendere, esaltare più che mantenere la calma, polemizzare piuttosto che fare mea culpa.
L’ intervista di ieri sera dopo l’ 1-1 contro la Macedonia è il manifesto di un uomo schiavo del suo narcisismo e delle sue convinzioni. Se l’ Italia non si qualificherà per i Mondiali in Russia sarà colpa della sfortuna, della fatica, dei club che non tengono in considerazione i giocatori italiani perché preferiscono gli stranieri e dei media che fuorviano le menti dei tifosi, certamente non la sua. Ventura si sente invincibile.

Fermarsi ed analizzare il perché della debacle azzurra sarebbe quantomeno saggio:
– Il 4-4-2 non è un modulo sostenibile: sarà anche uno schieramento che ha fatto le fortune dell’ allenatore genovese, ma per il materiale che ha a disposizione da CT dell’ Italia, Ventura tutto dovrebbe provare tranne che un modulo che prevede il centrocampo a due (tutti i centrocampisti chiamati da Ventura sono abituati a giocare in uno schieramento a tre) ed una difesa a quattro, composta per la maggior parte da giocatori – quelli della Juventus – abituati, e che rendono meglio, a giocare con una diversa disposizione.

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– Atteggiamento sbagliato: i giocatori sono anch’essi colpevoli della crisi della nazionale. Quel fuoco che ardeva sotto la guida di Conte sembra essersi spento. Ieri nel post-partita il capitano Gigi Buffon, scuro in volto, ha confermato che la batosta del Bernabéu ha minato delle sicurezze ed ha riportato coi piedi per terra l’ intero gruppo. Quest’ Italia è così sotto pressione che neanche le cose semplici stanno riuscendo. Bonucci è il parente del difensore visto alla Juventus, lo stesso Buffon ha ricevuto più di qualche critica per la recente forma, Insigne non riesce a scuotersi e risultare decisivo come accade col Napoli, precedentemente è stata messa in discussione la qualità di Verratti (ha inciso la prestazione contro la Spagna dove il madri dista Isco lo ha “scherzato” per tutta la partita) e l’ utilità di Andrea Barzagli oramai centellinato anche dalla sua squadra di club. I leader quindi non stanno aiutando i meno esperti a fare gruppo e remare nella stessa direzione. Tecnicamente e mentalmente questa Italia non è all’ altezza. Durante il secondo tempo contro la Macedonia è stato facile constatare che i giocatori in campo non fossero concentrati.

– Non c’è spazio per il talento: neanche gli infortuni di De Rossi e Verratti hanno aperto le porte di Coverciano a Jorginho. La nulla considerazione nei confronti del regista del Napoli sta diventando sempre più assurda perché, a detta di Ventura, colpevole di giocare in un centrocampo a tre e non a due come richiesto. Il discorso, seppur assurdo, avrebbe senso logico se gli altri convocati avessero i requisiti richiesti. Peccato però che De Rossi abbia sempre giocato da regista arretrato in un centrocampo a tre, Gagliardini uguale, Verratti sia esploso a Parigi avendo le spalle coperte da Matuidi e Thiago Motta (altro giocatore ostracizzato anche per colpa della stampa) e Parolo sia diventato un giocatore importante giocando da incursore nello schieramento a cinque. In attacco Roberto Inglese (2 reti in 7 partite), Gabbiadini (1 rete in 8 partite) sono stati preferiti a Zaza, secondo miglior marcatore della Liga ma inviso alla stampa e al web per via del rigore sbagliato all’ Europeo contro la Germania, e Mario Balotelli.

– L’ Italia è un paese per vecchi: l’ultima stima sull’ età media della nazionale italiana si attestava, complice anche l’ assenza di De Rossi rimpiazzato del ventenne Barella e del ventitreenne Roberto Gagliardini, di poco sotto i 28 anni. Le altre potenze mondiali invece un’ altra via per il successo: la Germania, che in Italia viene presa a modello per il lavoro svolto post Mondiale 2006, ha dimostrato di essere favorevole al coinvolgimento di giocatori oriundi e giovani, la Francia come l’ Inghilterra tra le proprie fila possono vantare una decina di giocatori U23 a testa, la Spagna fa proprio del ricambio generazionale la propria forza ed il Portogallo campione d’ Europa già dalla scorsa Confederation Cup ha affiancato allo zoccolo duro un gruppo di giocatori giovani e di qualità come Semedo, Renato Sanches, Andrè Gomes, il nuovo acquisto milanista Andrè Silva, l’ex sampdoriano Bruno Fernandes, Bernardo Silva e le ali Guedes e Gelson Martins.

I pochi giovani che giocano in Italia (su questo bisogna dare atto alle lamentele del CT) però o non vengono coinvolti oppure vengono chiamati solo per questioni numeriche. Uno dei più in forma in questo momento, Federico Chiesa della Fiorentina, è stato lasciato alla U21 come Patrick Cutrone. E’ vero anche che i top club italiani donano pochissimi giocatori alla nazionale, specialmente di giovani. Al netto della BBC, la Juventus sta depredando un patrimonio come Rugani, nell’ undici titolari del Napoli di italiani ce ne sono solo due (uno è Jorginho)e Pellegrini è arrivato alla Roma solo tre mesi fa. Le speranze vengono riposte quindi solo nella nuova politica del Milan (Donnarumma, Romagnoli, Cutrone, Locatelli sono stati lanciati recentemente) e nella gestione Gasperini a Bergamo. E’ grazie all’ Atalanta se giovani italiani di qualità come Gagliardini, Andrea Conti, Spinazzola, Caldara e Cristante hanno avuto spazio e rappresenteranno valide alternative ai veterani che da Austria & Svizzera 2008 stanno tirando la carretta.

Lunedì a Tirana giocatori e CT si giocheranno l’ ultimo briciolo di credibilità per non finire dritti nel tritacarne ed aggiungere ulteriore tensione che potrà ritorcersi contro quando in Novembre sarà vitale vincere i playoff e guadagnarsi il volo per la Russia.

Seppur con tutti i problemi descritti, un campionato del mondo senza Italia non sarebbe lo stesso.

Scritto: @Maxi_Gooner